AYUTTHAYA (PARTE 1)
- alessandrobordin5
- 24 mar 2023
- Tempo di lettura: 2 min
LA VECCHIA CAPITALE DEL SIAM



Ayutthaya è una di quelle città nel mondo dove il passato e la storia sono ancora presente, si respirano ad ogni angolo di strada mescolandosi alla modernità dell’oggi. Luoghi unici che, rivendicando il loro valore, riescono a piegare il lento scorrere del tempo a proprio favore e a farsi, grazie a quello, ancora più belli: testimonianza della vita che è stata, dolcemente si adagiano sulle piantine delle città come rughe sul viso di anziani.
Fondata nel 1351 nelle ricche pianure bagnate dal bacino del Chao Praya, diventa presto epicentro di azioni commerciali e movimenti culturali che porteranno, nel corso dei secoli, al consolidamento del potere thai nell’area. Dopo appena un secolo dalla sua fondazione, diviene infatti capitale grazie alla continua crescita ed influenza esercitata sul Regno del Siam - territorio che coincide all’incirca con l’odierna Thailandia. Nel quindicesimo secolo subisce per una decina d’anni l’invasione del Regno Birmano arrivando ad esserne infine una provincia. Al di là di questo breve periodo, però, continuerà il suo dominio fino al 1767, passando alla storia come una delle potenze più forti dell’Asia, descritta dai visitatori europei come una delle città più cosmopolite e ricche di quel tempo. In quell’anno cadrà infatti sotto nuove invasioni birmane che porteranno Re Taksin, sovrano dell’epoca, a fare di Bangkok la nuova capitale.
Oggi Ayutthaya si presenta come un insieme di complessi e parchi archeologici che costellano il suo territorio con maestose rovine di templi, colorate del rosso dei mattoni e del grigio dello stucco, e statue del Buddha più o meno integre. Passeggiando all’interno di questi siti e ammirando la magnificenza di ciò che ancora rimane non si può fare a meno di pensare alla grandiosità che tali strutture avevano all’apice della loro gloria. Con quelle immagini negli occhi è stato interessante cercare di immedesimarsi negli abitanti della città: persone che nascono, crescono e muoiono circondati da un passato che si fa in ogni momento così presente e inevitabilmente quotidiano. Cosa significa osservare il naturale corso della propria vita avendo come sfondo la storia?
Un complesso situato al centro della città ricopre una particolare importanza e ha una certa fama anche e soprattutto per la presenza di un elemento che, tramite il costante flusso di immagini che domina i media contemporanei, ha raggiunto gli occhi di moltissime persone in tutto il mondo. Si tratta del Wat Mahathat, fondato nel 1374 e considerato il tempio più importante di tutto il regno: all’interno delle sue mura si può osservare la testa di un Buddha in arenaria incorniciata dalle radici di un albero della bodhi - la stessa specie di albero sotto cui il Buddha ricevette la sua illuminazione. Sulla presenza di questa scultura e sulla sua posizione sono nate diverse spiegazioni. Tra le più gettonate ce ne sono due: una attribuisce ai birmani il saccheggio e la decapitazione delle statue del Buddha in seguito alle invasioni, l’altra, ipotizza il lavoro incompiuto di alcuni ladri che non riuscendo a trasportare la pesante refurtiva avrebbero deciso di sotterrarla senza poi tornare a recuperarla. Qualunque sia la corretta versione, la testa è stata portata in superficie grazie alla crescita delle radici e ancora oggi rimane, incastonata ma ben visibile, ai piedi di questo grande Ficus religiosa.


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